Un gruppo di di pescatori di Augusta sabato scorso ha preso parte all’udienza concessa da Papa Francesco ai pescatori italiani, insieme ai rappresentanti di categoria e ai familiari, nell’aula “Paolo VI”. La delegazione augustana è stata sollecitata dalla Confraternita dei pescatori di Sant’Andrea Apostolo, guidata dal governatore Giulio Morello, e dall’Apostolato del mare Stella maris di Augusta, che è stata presente con il cappellano, don Giuseppe Mazzotta. Molto significativa è stata la presenza di giovani pescatori di Augusta, speranza per il futuro della pesca nella nostra città.
“È stata la prima volta in assoluto che il Papa ha ricevuto i pescatori italiani. – ha detto Morello- Un bel segno per dire ai pescatori che la Chiesa vuole farsi loro vicina e sostenerli. Ma anche un segno forte per la società civile, perché, finalmente, “veda” la condizione dei pescatori in Italia e le grandi problematiche che oggi affliggono il mondo della pesca e se ne faccia carico. Un segno valido anche per la nostra città. I pescatori “rimasti” ad Augusta chiedono il sostegno e l’aiuto e dei cittadini delle istituzioni per la difficoltà che il loro lavoro oggi presenta. Altrimenti – ha concluso- ad Augusta la pesca, che pure da sempre ha costituito la fonte di sostentamento principale della Città, rischia di scomparire per sempre”.
All’udienza ha esordito il vescovo promotore della Apostolato del Mare in Italia, monsignor Gianrico Ruzza, che ha delineato con grande precisione le problematiche gravi che coinvolgono oggi il mondo della pesca e toccano profondamente la vita dei pescatori e delle loro famiglie. Il Papa, poi, rivolgendosi ai pescatori presenti, ha ricordato a quanto indietro nel tempo risalgano le origini di questa professione. “Ad essa -ha detto Francesco- sono legati anche gli inizi della Chiesa, affidata da Cristo a Pietro, che era pescatore in Galilea”. Il Papa ha rilevato tre caratteristiche, che diventano anche tre direttrici, su cui si snoda il lavoro dei pescatori.
Nei testi evangelici, chi lavora in mare incarna “atteggiamenti importanti”, secondo il Papa. In particolare, “la costanza nella fatica” e negli insuccessi. Atteggiamento che viene richiesto anche ai pescatori di oggi, di fronte ai “nuovi problemi urgenti”. Francesco ne elenca alcuni: “il difficile ricambio generazionale, i costi che continuano a crescere, la burocrazia che soffoca, la concorrenza sleale delle grandi multinazionali”.
Ad essi, il Papa contrappone il senso di comunità, di “equipaggio”, che accomuna chi lavora in mare. “Pur nella diversità dei ruoli, – ha affermato Francesco- il successo del lavoro di ciascuno dipende dall’apporto di tutti”. La pesca diventa così “scuola di vita” e “simbolo”, sempre riprendendo i testi evangelici, della “vocazione degli apostoli”. Il sapere lavorare in squadra e solidali, anche nella fatica, è ciò che contraddistingue il lavoro marittimo e che diventa, in fondo, testimonianza per un mondo nuovo e più giusto.
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