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Augusta, Bronzi di Riace: il mistero del ritrovamento a Brucoli in una foto in bianco e nero

La foto mostrata durante lo speciale del Tg1 a  cura dalla giornalista Dania Mondini che ha riproposto l’ “ipotesi siracusana” dei due capolavori bronzei

Torna in auge l’ “ipotesi siracusana” che colloca a Siracusa dove sarebbero dovuti rimanere-  l’assemblaggio dei due Bronzi di Riace e a Brucoli il primo ritrovamento delle due enormi statue che  forse erano anche di più. E  che dal 2013  si trovano al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.A riproporla è stato  lo speciale Tg1, settimanale di approfondimento dedicato al “mistero dei Bronzi di Riace”   andato in onda su Rai 1  domenica sera a  cura della giornalista Dania Mondini che conclude il servizio di poco più di un’ora con una foto in bianco e nero. O meglio la fotocopia di una foto. Sullo sfondo l’Etna  e la nave “Providence” che rimase nella baia di Brucoli per 4 anni, dal 1967 al 1971  a confermare che siamo a Brucoli proprio davanti al Trotilon

In primo piano due sub che sorreggono un’alta statua in bronzo, sono coperti i volti dei sub e i marchi  ma ai piedi della statua c’è uno scudo e nella mano della statua la maniglia  a cui era stato attaccato. “Vera, falsa, non siamo in grado di dirlo nonostante abbiamo chiesto ad esperti di analizzare il documento, ma le proporzioni e il contesto sembrano credibili. La sorpresa maggiore però, è che quello della foto non sarebbe né il Bronzo A né il Bronzo B. E se fosse davvero il terzo bronzo?” – dice la giornalista che ripropone la tesi del ritrovamento dei due reperti archeologici  nelle acque brucolane nel 1971, cioè un anno prima dell’effettivo ritrovamento nei fondali di Riace del 1972 così come raccontano anche i fratelli Mimmo e Marco Bertoni, figli di Pippo Bertoni, fondatore del ristorante “Trotilon” che si trova proprio vicino a dove fu scattata la fotografia.

Marco Bertoni  nel servizio riferisce  dei racconti del padre che parlava di “cinque statue, delle spade e due leoni” che sarebbero stati rinvenuti da parte di due sommozzatori, un napoletano e un romano a tre miglia fuori dalla punta Tonnara di Brucoli, in quel mare di Brucoli dove Jacques Cousteau era stato lo stesso anno del presunto ritrovamento per girare in documentario. Mimmo Bertoni sostiene di aver visto sbarcare, all’età di dieci anni, davanti alla baia di Brucoli da una barca cinque statue, avvolte in coperte, e messe in piedi e si vedeva la lancia, l’elmo e lo scudo.

Poi le statue sarebbero state caricato su “un grande peschereccio” che le avrebbe condotte in Calabria per essere consegnate ad una famiglia della Locride. Un altro presunto testimone, ripreso di spalle e chiamato   Enzo, ha riferito di aver saputo di questo  ritrovamento a Brucoli di cinque statue  e due leoni mentre si trovava all’estero.

Ci sarebbe dietro, dunque, una storia di archeomafia tra mafia siciliana e andrangheta calabrese, e di traffico internazionale di reperti archeologici che avrebbe visto la vendita degli altri  bronzi all’estero, forse in America, mentre i due rimasti  sarebbero stati nascosti nei fondali di Riace  dove furono poi ritrovati per caso.  Un mistero nel mistero quello legato ai due capolavori scultorei su cui indaga il servizio che, oltre a video e fotografie dell’inizio degli anni ’70, riporta le testimonianze di archeologi ed esperti, tra cui il siracusano Anselmo Madeddu medico, esperto di storia e di bronzistica greca, che da sempre sostiene l’assemblaggio siracusano dei due bronzi, avvalorata anche dall’ esame condotto dall’ università di Catania in collaborazione con l’ateneo di Ferrara che rivelerebbe che le terre di saldatura dei bronzi sono siciliane, della zona di Siracusa, mentre le argille interne sono diverse.

Come scrive oggi la Gazzetta del sud  la Procura di Siracusa ha aperto un fascicolo senza indagati sul ritrovamento dei Bronzi di Riace a Brucoli.


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