Ultime news

Ad Augusta i “Giganti” Mata e Grifone fanno rivivere l’antico mito di Sicilia

Vestiti con abito damascato festivo,  sfileranno in città e saranno accompagnati dai due ballanti, due tamburi, cassa, organetto e tamburello

La festa delle famiglie, prevista per domenica 18 maggio nel contesto dell’ ottava di “San Giuseppe a’ spiga” e i festeggiamenti del patrono, san Domenico sarà caratterizzata quest’anno dalla presenza delle mitiche figure dei “Giganti”.   Una tradizione cara ai siciliani che trae le sue origini da una leggenda risalente alla creazione del Regno di Sicilia quando tra Messina e Palermo nacque un’aspra rivalità per il titolo di capitale dell’ Isola. A supporto delle loro ragioni le due città esibivano titoli e prerogative. Avendo Palermo qualche prerogativa in più rispetto a Messina, i messinesi si appellarono al mito del gigante Zanclo, primo re dei Siculi, inutilmente.

Sarà l’associazione “I giganti di Varapodio (RC)” presieduta dal maestro Rosario Muscarà a far rivivere anche ad Augusta questa suggestiva pagina del mito con la sfilata nelle piazze e vie della città, delle imponenti figure di Mata e Grifone che annualmente animano le feste di mezzo agosto del messinese. “Ringraziamo l’amministrazione comunale di Augusta, il sindaco Giuseppe Di Mare, l’assessore Giuseppe Carrabino e la Pro loco presieduta da Rosario Meli, per aver accolto i Giganti nella loro città – riferisce il presidente Rosario Muscarà – e ravvivare uno dei miti più significativi della Sicilia”.

I “Giganti” rientrano nell’ambito dell’attività della Pro loco presieduta da Rosario Meli che offrirà l’iniziativa dei mercatini dell’antiquariato e artigianato nella riqualificata piazza D’Astorga nel cuore della città.

La leggenda sulla nascita dei “Giganti” Mata e Grifone, mitici progenitori di Messina, narra che verso il 965 un gigantesco moro di nome Hassam-Ibn-Hammar sbarcò alla testa di numerosi pirati nelle vicinanze della città, iniziando a depredarla. Durante le sue scorrerie vide a Camaro, Casale messinese, la bella Marta (dialettalmente “Mata”) figlia di un certo Cosimo II di Castellaccio e se ne innamorò perdutamente. I due erano però divisi dalla diversa religione, e, ottenuto un secco diniego dai genitori alla richiesta di matrimonio, Hassam decise di rapirla. Inutilmente cercò in tutti i modi di essere ricambiato del suo amore: Mata cedette soltanto quando il saraceno ricevette il battesimo e cambiò il nome in Grifone. Abbandonata la spada, si dedicò esclusivamente all’agricoltura, sposò la bella cammarota e mise al mondo, con lei, i primi messinesi.

“Se questa è la leggenda – dichiara l’assessore alla Cultura e Tradizioni Giuseppe Carrabino – diversa è la storia di queste figure allegoriche legate a un episodio avvenuto a Messina al tempo di Riccardo I duca di Normandia e re d’Inghilterra, meglio noto come “Cuor di Leone”. 

Il sovrano si trovava in città, in occasione della terza Crociata, dal settembre 1190 all’aprile 1191, in un periodo in cui i greci erano potentissimi e angariavano i messinesi (latini). Malvisti da Riccardo, durante il suo soggiorno messinese ne fiaccò l’orgoglio facendo ampliare ed ulteriormente fortificare sulle alture della città un’imponente fortezza, dominatrice e intimidatorie dei greci: non a caso il castello ebbe il nome di “Matagriffone” (oggi Tempio-Sacrario di “Cristo Re”). L’allusione è evidente derivando “mata” dal latino “mateare” (ammazzare) mentre “grifoni” erano detti, nel Medio Evo e specialmente a Messina, i greci. Nella testa di Mata, infatti, è esaltata la “messinesità” sottolineata dal castello a tre torri, antico emblema cittadino. La testa di Grifone, (opera di Andrea Calamech del 1581), invece, dai capelli incolti, la folta barba, lo sguardo truce e l’aspetto arcigno e selvaggio, la pelle scura, è quella di un greco vinto che è portato da Mata trionfatrice in stato di servitù.

I Giganti, vestiti con abito damascato festivo, che sfileranno ad Augusta sono alti quattro metri e larghi un metro e cinquanta. Saranno accompagnati dai suonatori: due ballanti, due tamburi, cassa, organetto e tamburello.

 


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni