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Alla Dimora delle Virtù il gusto dell’autonomia passa dalla cucina

La cucina, insieme ai tanti laboratori creativi – arte, musica, teatro, sport e attività manuali – è uno degli strumenti con cui si coltiva l’autonomia personale e la condivisione

Con orgoglio e un sorriso sulle labbra, vestiti da veri chef, gli ospiti della Dimora delle Virtù, ad Augusta, hanno annunciato il menù del giorno: “Oggi a pranzo pasta e cotolette”. Una frase semplice, ma che racchiude un mondo di impegno, autonomia e partecipazione. In questa struttura, infatti, le persone con disabilità trovano uno spazio sicuro e stimolante, dove poter crescere, esprimere le proprie potenzialità e sentirsi parte attiva della comunità.

La cucina, insieme ai tanti laboratori creativi – arte, musica, teatro, sport e attività manuali – è uno degli strumenti con cui si coltiva l’autonomia personale e la condivisione. E proprio nella cucina della Dimora, si è vissuto un momento speciale: dolci preparati a mano, sorrisi, collaborazione e tanta voglia di fare. Ma i progetti non si fermano qui: i ragazzi vogliono presto impastare il pane e organizzare un aperitivo aperto a tutti.

La soddisfazione di preparare con le proprie mani un pasto e poi gustarlo insieme agli altri è il segno più autentico di quanto sia possibile trasformare un’idea di inclusione in una realtà quotidiana. Il progetto della Dimora delle Virtù ha un obiettivo chiaro: rendere concreti i sogni di indipendenza, costruendo un presente e un futuro fatti di libertà, relazioni e competenze.

A ideare e portare avanti questo progetto sono Ielsa Speciale e Massimo Salomone, della cooperativa sociale L’Albero, che da anni lavorano con dedizione per offrire una risposta concreta al “dopo di noi”, ossia a quello che accade nella vita delle persone con disabilità una volta venuto meno il sostegno familiare.

La Dimora delle Virtù è più di una casa: è una fucina di talenti, esperienze e dignità. Un esempio virtuoso di come, anche attraverso una cotolette e un piatto di pasta, si possa dare senso e forza alla parola “inclusione”.


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