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Carcere di Augusta: è sempre più “guerra intestina” tra agenti, sindacati e vertici, a suon di querele e rapporti disciplinari

A intervenire è Giuseppe Argentino,  coordinatore provinciale Cgil della Polizia Penitenziaria

Non  si placa la “guerra intestina” all’interno della casa di reclusione di Augusta  che va avanti a suon di rapporti disciplinari, fino alla destituzione, per gli agenti polizia penitenziaria ma anche di denunce alla magistratura nei confronti di qualche vertice dell’istituto di pena. A denunciarlo è Giuseppe Argentino,  coordinatore provinciale Cgil della Polizia Penitenziaria che ha constatato che lo strumento del rapporto disciplinare trova la sua massima e “deleteria applicazione  alla casa di reclusione  di Augusta, provocando gravissimo malcontento, un sostanziale distacco da parte del personale nei confronti della dirigenza e profonda demotivazione lavorativa. Oltremodo, si è potuto constatare che – scrive in una nota- sono pesanti le sanzioni che la direzione richiede siano applicate dagli organi superiori nei confronti dei suoi dipendenti; pena pecuniaria, deplorazione, sospensione dal servizio, finanche la destituzione”.

A tal proposito cita la vicenda di un assistente capo che, su proposta disciplinare di destituzione formulata dalla direzione della casa di reclusione fu sospeso dal servizio nell’ aprile 2022 per fatti non penalmente rilevabili, e destituito a gennaio 2023. Ora con il sostegno della segreteria provinciale Cgil polizia penitenziaria, e l’intervento giuridico professionale dell’avvocato cassazionista Nicola Zirone del foro di Siracusa,  con una sentenza del Cga di Palermo di lunedì scorso è stato reintegrato in servizio, ritenuto che, secondo l’ordinanza della Corte, “non appare immediatamente percepibile l’assenza del fumus boni iuris, nei termini e limiti di cui infra”, con la raccomandazione dello stesso Cga che venga ridefinita nuovamente, nel merito, innanzi al Tar di Catania la questione dell’assistente capo.

Secondo il sindacato questo sistema “non può definirsi gestione di buon governo del personale” e la “gestione autoritaristica adottata dai vertici direzionali della casa di Augusta ha finito per disgregare l’essenza stessa del corpo di polizia penitenziaria”, a questo si aggiungono anche le querele depositate al Tribunale di Siracusa, alcune sostenute giuridicamente dall’avvocato Zirone, a firma di personale di polizia penitenziaria e rappresentanti sindacali nei confronti di un esponente della dirigenza, come fa sapere il sindacalista.

“Vero è che la querela non è sinonimo di condanna, ma semmai presunto dolo, questo però ci indica che le questioni irrisolte e la mancata ed auspicata mobilità dei vertici della casa di reclusione di Augusta chiesta più volte a gran voce dai coordinatori nazionali di quasi tutte le organizzazioni sindacali ed i tentennamenti dei vertici del Dap, hanno finito per acuire le relazioni tra i vari attori, impegnando finanche la magistratura ordinaria”– conclude Argentino


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