“Tutti coloro che dimenticano il passato sono condannati a riviverlo”. Questa la citazione di Primo Levi che compare sul murales realizzato dallo studente del “Ruiz” Andrea Tos e dagli ex Andrea Sike e Marco Ash, inaugurato questa mattina, all’interno del cortile del secondo istituto superiore “Ruiz”, con un giorno di anticipo, ma in occasione della celebrazione del “Giorno della memoria”, per non dimenticare quello che rappresentò la Shoah per l’intera umanità.
L’inaugurazione è stata preceduta da riflessioni dei ragazzi in classe in occasione dell’assemblea di istituto delle prime due ore e da un momento, che si è svolto all’interno dell’aula magna nel quale ha esordito Carmelo Firrincieli, rappresentante d’istituto che sottolineato “l’importanza di non dimenticare l’odio e l’intolleranza che sono ancora tra noi, nei proclami nelle guerre di religione e negli attentati terroristici. Se questo murale sarà un’occasione per noi studenti per riflettere sul mondo di oggi avremo fato un passo in avanti”. È seguito l’intervento di Francesco Cannavà, psicologo che ha affermato che “il murales è la riconquista di una parete che parla alle persone lanciando un messaggio”.
L’interpretazione di “Se questo è un uomo” di Primo Levi è stata affidata al robot Nao, a dimostrazione che “la tecnologia è al servizio del territorio“, Paola Cardile ha cantato “Imagine” di John Lennon e Samuel Patania ha letto una poesia da alcuni scritta intitolata “Una rosa rossa”. Poi ci è si è spostati fuori nel cortile della scuola dove Anna Di Franco ha letto un testo, l’ex studente Giovanni di Mauro ha eseguito al violino un frammento de “La vita è bella di Benigni”, seguito da un flash-mob degli studenti.
La studentessa Gaia Rizzo ha spiegato il significato del murales: “i muri moderni eretti per difendere i confini, annettere i territori combattere l’immigrazione il terrorismo fanno un sola cosa, dividere il mondo. La bambina in rosso mostra la tragedia individuale, il prato verde e il cielo azzurro simboleggiano la sconfitta del male, le mani sono invece associate al potere, alla lealtà, all’amicizia e alla forza. Le mani parlano, tutti lo sanno, simboleggiano che è giusto non perdere mai la speranza perchè in fondo l’uomo è capace di grandi cose”.
La dirigente scolastica Cettina Castorina ha detto che la “street art ci ricorda un evento della storia che non deve essere morto. Ritengo che l’elemento discriminazione stia ritornano nella storia, che – ha aggiunto – ci sia l’intolleranza, ma il valore che deve essere primario della nostra scuola e nei giovani è l’abbattimento delle barriere dell’intolleranza. Siamo persone che accolgono, non che respingono. Diciamo che vogliamo rimuovere ogni intolleranza e combatteremo affinché tutte le intolleranze vengano rimosse, non pensate con nostalgia ad elementi del passato perchè non li avete vissuti”.
Il sindaco Cettina Di Pietro ha ricordato che per il presidente Mattarella c’è voluto un articolo della Costituzione per dire che siamo tutti uguali e “chiudere la pagina più buia della storia nostro paese, quello di considerare un fatto normale che persone che erano o potessero sembrare diverse venissero perseguitate. Non considerate mai un fatto banale questo articolo e la libertà di cui oggi noi possiamo godere grazie al sacrifico condivido al pensiero a non lasciarsi andare a nostalgia a pensare che si stava meglio prima forse ci vorrebbe la monarchia, la libertà è qualcosa di eccezionale e va rispettata”. All’inaugurazione hanno preso parte anche il consigliere comunale Biagio Tribulato, associazioni di volontariato del territorio e club service.
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