In tendenza

Augusta, taglio del canneto alle saline Migneco-Lavaggi: esposto in Procura

L’area umida è sito della rete Natura 2000 vincolato al massimo livello di tutela dal Piano paesaggistico regionale

E’ finito di nuovo sul tavolo della Procura di Siracusa il taglio del canneto delle saline Migneco-Lavaggi effettuata nei giorni scorsi da una ditta incaricata dal Comune. Natura Sicula ha, infatti, presentato una seconda denuncia, dopo quella depositata a dicembre 2020, per lo stesso intervento compiuto in danno dell’habitat e dell’avifauna di un’area umida che è sito della rete Natura 2000 vincolato al massimo livello di tutela dal Piano paesaggistico regionale.

“Il taglio radicale del canneto ripariale sembra essere avvenuto in assenza di autorizzazione paesaggistica e di valutazione d’incidenza ambientale (Vinca). Eppure entrambi i procedimenti ambientali sono prescritti dalla legge come obbligatori. L’esposto-denuncia è stato pertanto trasmesso anche alla Soprintendenza di Siracusa e all’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente. Senza il nulla osta di questi enti, alcun intervento poteva essere realizzato all’interno dell’area umida”– scrivono in una nota  Natura Sicula e Coordinamento Punta Izzo possibile.

Secondo quanto più volte ha affermato l’associazione di tutela ambientale “la rimozione del canneto ripariale produce un grave danno ecologico” all’habitat naturale della Salina, privando quest’ultima di una fascia vegetazionale che svolge l’essenziale funzione di depurazione delle acque e di riparo e luogo di riproduzione per molteplici specie uccelli migratorie e residenti. Il canneto è habitat di varie specie di passeriformi nidificanti quali ad esempio la Cannaiola Acrocephalus scirapceus e il Cannareccione Acrocephalus arundinaceus. Sono specie che durante lo svernamento si riuniscono nel canneto in grandi gruppi. Con il venir meno del canneto viene improvvisamente distrutto l’habitat di queste specie di passeriformi e scompare un’importante ‘barriera’ visiva e acustica che la natura offriva a protezione di tutta l’avifauna.

“Le immagini dell’intervento mostrano come la rimozione del canneto abbia sconfinato ben oltre il perimetro dell’adiacente canalone di raccolta delle acque piovane. Pertanto l’opera –prosegue la nota- non trova attinenza né giustificazione nell’intento – pubblicamente dichiarato dall’amministrazione comunale  – di garantire il deflusso delle acque meteoriche. Queste ultime, infatti, tendono ad accumularsi nell’arteria d’ingresso e uscita dalla città di Augusta principalmente in ragione dell’insostenibile tasso d’impermeabilizzazione dei suoli e, non di rado, dell’ostruzione e dell’assenza di manutenzione dei pozzetti di scolo”.

Le inondazioni sono, dunque, “il risultato di un problema strutturale – ossia la scriteriata urbanizzazione – che non può essere risolto con interventi palliativi, e di nessuna efficacia nel medio e lungo termine, in danno dell’unica area naturale protetta sopravvissuta al processo di espansione edilizia avviato a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Un processo che purtroppo non si è ancora arrestato, come dimostra il pullulare d’istanze per nuovi centri commerciali che trovano il puntuale favore dell’attuale amministrazione comunale. Tra questi basti citare il più emblematico: il progetto di un mega-supermercato della Lidl da 4.800 metri quadrati, accanto al camposanto e a poche decine di metri dalle Saline. Un progetto che consumer oltre 13 mila metri quadrati (quasi un ettaro e mezzo) di superstite suolo agricolo. Nella zona più colpita dagli allagamenti, con diabolica ostinazione, si continua ad asfaltare, costruire, cementificare. E poi ci dicono che il problema è il canneto delle saline” – conclude la nota


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni