Il popolo del Misaac, il movimento per l’esternalizzazione e la stabilizzazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione (Asacom), dopo il primo flash-mob delle scorse settimane scenderà un altra volta in piazza a sostegno del disegno di legge 236/2022 per l’internalizzazione e la stabilizzazione dei lavoratori che vivono in condizioni di precariato. L’appuntamento è per dopodomani, sabato 25 marzo, alle 16 in piazza Duomo e contestualmente anche al Pantheon, a Siracusa e in altre piazze italiane. Lo rende noto Sebastiano Amenta, referente provinciale del Misaac e vice presidente nazionale dell’associazione 20 Novembre che fa parte del movimento.
L’obiettivo è, ancora una volta, accendere i riflettori e raccontare all’opinione pubblica e a coloro che vogliono sconfiggere il precariato “o dicono, a parole, di volerlo contrastare la verità sul nostro lavoro, la dura e spietata verità su un sistema che da anni sfrutta le nostre professionalità, si arricchisce sul nostro lavoro, mentre noi invece siamo sempre più poveri – si legge in una nota- Svolgiamo un lavoro assistenziale scolastico essenziale per i nostri alunni, per garantirgli la vera ed effettiva inclusione, lavoriamo a fianco di loro ogni giorno, non ci assentiamo neppure quando per mesi non veniamo pagati. Eppure, nonostante i titoli, le competenze, la professionalità, l’esperienza che abbiamo acquisito negli anni, siamo pagati con 6/7/8 euro l’ora lorde, quando veniamo pagati, con un lavoro di fatto a cottimo. I nostri meravigliosi contratti, e con essi i diritti, sono di fatto inesistenti, finti, inapplicati e violati sistematicamente da chi scarica su di noi persino il rischio di impresa”.
Un sistema “perverso e mostruoso, fatto di mero arricchimento di alcuni e di impoverimento di tantissimi che sta letteralmente dissanguando gli Enti Territoriali” secondo gli operatori che si definiscono “figli di un Dio minore: Vogliamo parlarvi anche di noi come persone, come lavoratrici e lavoratori, della nostra dignità violata, vilipesa, calpestata e anche delle nostre paure. La paura di non farcela ogni mese a pagare gli affitti, le rate del mutuo, la spesa, le bollette, di non sapere come fare ad andare avanti. La paura di non poterci fare una famiglia, dei figli, di vederci rifiutati anche un piccolo prestito, perchè le nostre buste paga sono modeste”.
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