Sanità, depuratore, Ias, questione ambientale e lavoro nero. Sono le importanti vertenze a cui ha fatto riferimento il segretario della locale Camera del lavoro- Cgil Lorena Crisci durante la tradizionale conferenza di fine anno che si è svolta nella sede del sindacato di via Megara alla presenza del responsabile provinciale del settore Industria Carmelo Rapisarda, di Carmelo Lo Turco, segretario dello Spi, di Enza D’Antoni che guida l‘Auser, del personale Inca e Caf e di alcuni iscritti.
“In questi giorni ho fatto l’esercizio di rivedere le argomentazioni, i temi affrontati da questa Camera del lavoro negli ultimi 5 anni e con rammarico devo registrare che diverse importanti vertenze sono ancora sul tavolo e non hanno trovato una soluzione concreta” – ha esordito partendo dai problemi della sanità, dove ancora si registrano settori che soffrono la mancanza di risorse in termini di personale, di lunghe liste di attesa per visite o esami specialistici, non dimenticando il depuratore che non c’è ad Augusta. “È chiaro che questo non può non essere trattato come una emergenza ambientale alla pari di quella sul depuratore di Priolo (Ias), vicenda ormai nota a tutti. Su quest’ultimo argomento, – ha detto- pare sia stato stimato che, negli anni fra il 2016 ed il 2020, 7 tonnellate all’anno di sostanze nocive sono state disperse nell’aria ed oltre 2500 tonnellate di idrocarburi sono stati versati in mare. È ovvio che risolvere questa problematica è fondamentale per la sopravvivenza della zona industriale. Penso che anche la politica debba avere un ruolo importante nella ricerca di soluzioni perseguibili nel più breve tempo possibile per evitare il peggio. Questo, principalmente per tutelare l’ambiente e la salute, ma anche per garantire il funzionamento di quelle industrie che ad oggi, è inoppugnabile affermare, generano più del 50 % del Pil prodotto nel nostro territorio”.
Per la sindacalista fermare gli impianti e chiudere le industrie non è la soluzione ma rappresenterebbe una catastrofe socio-economica senza precedenti per Augusta, ma anche per la provincia: “come già detto altre volte, le industrie, non sono il nemico da combattere. A loro – ha proseguito- dobbiamo chiedere con forza una strategia a medio e lungo termine che miri a rilanciare l’efficienza e la sostenibilità e che possa garantire i livelli occupazionali che negli ultimi anni sono stati in decremento progressivo. Insomma, alle industrie dobbiamo chiedere di più. Dobbiamo chiedere prima di tutto sicurezza sul lavoro, tutela della salute e tutela dell’ambiente. La fine della fase acuta della pandemia ha infatti generato una ripresa dei consumi e anche nel settore petrolifero si è registrata una ripresa che ha generato utili significativi per le aziende che operano nel petrochimico”.
La sorte del petrolchimico si lega anche alle sempre attuali questioni ancora aperte sul porto di Augusta che rappresenta uno dei volano di sviluppo occupazionale tra i più importanti del momento. “È volontà dell’attuale governance indirizzare le attività portuali a settori diversi da quelli legati al petrolchimico con la realizzazione di nuove aree portuali destinate ai containers piuttosto che ai traghetti ro-ro (navi progettate per il trasporto carichi su ruote come autocarri o vagoni ferroviari. Roll-on Rolloff) con la realizzazione di opere capaci di attirare interessi commerciali sino ad ora non esplorati, con ricadute non solo importanti sul piano occupazionale ma anche sullo sviluppo concreto del territorio e della retro portualità che ne scaturisce. La Cgil in questo contesto – ha spiegato Crisci- ritiene tale processo evolutivo fondamentale e indispensabile per tutta la collettività rendendosi disponibile sin da adesso ad accompagnare tale cambiamento”.
Il sindacato, inoltre, se da un lato sottolinea l’efficacia dello strumento del superbonus del 110% messo in atto dai governi precedenti che ha “generato un aumento significativo (40%) del volume d’affari del settore edilizia producendo anche un incremento di posti di lavoro” dall’altro registra “l’aumento dei casi di lavoro nero, anche nella nostra città, come in tutta la provincia. Questo a causa delle esiguo numero di ispettori che eseguono i controlli” – ha dichiarato il segretario della Cgil che ritiene sia un atto di civiltà il sostentamento da parte dello stato di chi un lavoro non lo ha con il reddito di cittadinanza le cui richieste ad Augusta riferisce sono 890 , ricordando che in provincia, secondo i dati Istat i tassi di disoccupazione complessivi superano il 21 %, per le donne toccano addirittura quota 32%.
“Gli effetti della guerra, che ormai non può essere relegata come semplice conflitto tra due nazioni di cui una è una superpotenza, sta generando una crisi che potenzialmente può trascinare l’intero continente in una fase in cui la povertà assoluta cresce a dismisura. I rincari del costo dell’energia che ha generato un aumento sostanziale delle bollette, ha elevato il livello minimo di reddito necessario per soddisfare i bisogni di base. Auspichiamo che anche nella nostra città – ha concluso- possano essere messe in atto quelle misure che tendono a dare un contributo a chi è già in forte difficoltà”.
Lo Turco ha sollevato il problema dei servizi essenziali per anziani e disabili, che suscitano tante lamentele degli utenti, del centro anziani che ormai non c’è da diversi anni, -anche se ha sottolineato che il Comune si è impegnato ad aprire presto uno a Brucoli- delle lunghe liste d’attesa e anche agli sportelli del Cup per prenotare un esame all’ospedale dove, nell’ala nuova, il terzo piano è vuoto da anni con fondi pare stanziati e fermi a Palermo che potrebbe essere sistemato per i vari servizi ospedalieri.
Sulla vertenza legata all’emergo al petrolio russo della Lukoil è intervenuto Rapisarda: “riteniamo che sia un problema per la zona industriale e il decreto del governo può aiutare il territorio a tenere sotto controllo quello che i russi faranno con la raffineria. Abbiamo nel territorio un’opportunità secondo noi unica e – ha detto- lo abbiamo messo per iscritto in un documento che il settore industria della Cgil ha sviluppato e condiviso con Cisl e Uil e mandato al prefetto e a tutti i ministeri. Un documento che vuole che il territorio abbia un riscatto ambientale, sociale e occupazionale, dopo settant’anni di industria così pesante e tutto quello che ha lasciato in termini ambientali non può essere adesso lasciato alla dismissione della zona industriale. Abbiamo una zona industriale e una portualità che ci può garantire di essere uno dei territori più attrattivi di tutta Europa che può rappresentare un hub energetico che è in connessione con le altre realtà industriali e che può essere un riscatto dal punto di vista ambientale”.
Più complessa la vicenda del depuratore consortile Ias: “credo che siano arrivati ad un vicolo stretto quando hanno scoperto che – ha affermato- fermare gli impianti probabilmente era più complicato che fare altro. I lavori che servono all’Ias si possono fare in sei mesi piuttosto che aspettare i 18 mesi delle aziende della zona industriale per fermare gli impianti e lasciare a casa 10 mila persone, quindi la Regione che è la proprietaria dell’Ias dovrebbe immediatamente attivarsi e far si che il consortile venga messo nelle condizioni di continuare a ricevere i reflui della zona industriale e le aziende devono mettere sul piatto un piano industriale per la riconversione, progetti che hanno nei cassetti e che devono essere al più presto messi in campo perchè il 2030-2035 non sono poi cosi lontani”.
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