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Augusta, lavoro che non c’è e sanità pubblica da difendere: il bilancio 2023 della Camera del lavoro-Cgil

Tanti i problemi irrisolti evidenziati nella tradizionale conferenza di fine anno del sindacato, sulla vicenda dell'affidamento dei servizi al porto verrà proposto un organismo di controllo per il rispetto della legalità

Ad Augusta sono occupati, ad oggi, poco più del 48% di uomini e il 23% di donne e nel 2023 gli idonei a  ricevere il Reddito di cittadinanza sono stati 4291 a fronte dei   2.752 del 2021. Il dato Istat e fornito dagli uffici delle Politiche sociali del Comune è emerso, ieri pomeriggio, durante la tradizionale conferenza di fine anno della Camera del lavoro- Cgil che si è tenuta simbolicamente nella sede della Caritas della Borgata, dove la segretaria Lorena Crisci  ha tracciato un bilancio non certo roseo dell’anno  che sta per finire.

A  partire proprio dal lavoro che non c’è, come non c’è più per  molti il Reddito di cittadinanza la cui eliminazione del governo Meloni -che ha introdotto l’assegno di inclusione-  ha “restituito  alla povertà assoluta quei nostri concittadini ex percettori del sussidio che ha consentito a molte famiglie di sopravvivere. Ci chiediamo, può una promessa di lavoro che non c’è sostituire un assegno che ha consentito a 1.200 persone nel nostro comune a vivere a sopravvivere?” – si è chiesta Crisci, che a proposito di sanità ha ricordato che da anni se ne parla  e ancora oggi  “l’ospedale Muscatello vive delle gravi criticità in termini di carenze di organico, di sovraffollamento, di spazi insufficienti‘ . E se da un lato  sono stati stanziati 597.800 euro per la riduzione delle liste d’attesa ed è stata prevista una Casa di  comunità grazie al Pnrr, dall’altro “desta preoccupazione quello che sta per avvenire a causa delle ristrutturazioni e riorganizzazione previste. Ci auguriamo che queste vengono fatte nel più breve tempo possibile e soprattutto senza penalizzare gli utenti e  i sanitari che operano nel suo interno”. –ha aggiunto stigmatizzando la mancata adesione del sindaco Giuseppe Di Mare, al contrario di quanto hanno fatto altri sindaci,  al Forum della sanità per denunciare la grave situazione in cui versa la sanità pubblica il nostro territorio.

“Forse non ha voluto dispiacere quella parte politica a cui ha aderito ufficialmente di recente che non ha nessun interesse a migliorare la sanità pubblica” – ha affermato contestando, inoltre e ancora una volta, al primo cittadino la decisione di esternalizzare il servizio di riscossione tributi che “graverà sulle case comunali  e non produrrà lavoro stabile, che è ciò che serve ai giovani del nostro territorio”.

Ribadita pure la  contrarietà della Camera del lavoro  alla firma del Consiglio comunale dell’atto di adesione alla società mista, decisione del governo regionale che innesca il processo di privatizzazione dell’acqua. “Ci chiediamo se i cittadini hanno ben compreso verso dove stiamo andando e chiediamo un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza. Noi non ci fermeremo e promuoveremo  assemblee pubbliche per dire no all’acqua ai private”.

Altro tema trattato il dimensionamento scolastico, che porterà alla perdita dell’autonomia del terzo comprensivo Todaro, “un duro colpo in quanto porterà la perdita di posti di lavoro tra il personale scolastico”, l’ ancora irrisolta questione della depurazione delle acque reflue “che nonostante molteplici commissari che si sono succeduti resta ferma alla fase di progetto”, il dibattito sempre acceso sulla sostenibilità ambientale del polo petrolchimico, ma anche dell’occupazione e della qualità di contatti dai lavoratori.

“Potremmo ancora andare avanti a parlare delle mancate promesse di realizzare un centro anziani per la cittadinanza, per cui si è battuto fino alla fine Carmelo Lo Turco come segretario dello Spi-Cgil a cui è subentrato Luigi Rapina, e centri di aggregazione sociale per i giovani, di creare le strade più sicure per i disabili e per le persone anziane,  più spazi verdi all’interno della nostra città. Speriamo  che questi temi siano nel prossimo futuro i punti sui quali l’ amministrazione ponga attenzione e dia le risposta che si attendono da tempo”– ha concluso la segretaria della Camera del lavoro che ha parlato dei problemi della sanità e della scuola non a caso, ma perchè sono quelli che “subiranno ripercussioni negative se fosse attuata l’autonomia  differenziata”.

Il dramma è che di questa autonomia differenziata  non ne parla nessuno, – ha dichiarato Franco Nardi-  Noi  stiamo girando tutti i comuni, presto anche ad Augusta faremo un’iniziativa  per fare il punto della situazione e chiederemo anche al Consiglio comunale aperto sulla questione dell’autonomia differenziata che colpirà soprattutto i comuni. E sono soprattutto i sindaci quelli che in questo momento sono quelli più silenziosi nel subire questo attacco ai diritti dei cittadini”.

Sulla vicenda dell’affidamento, per 25 anni, dei servizi portuali di Augusta e Catania ad unico concessionario,  la Cgil punta a  costituire un comitato con le altre organizzazioni sindacali per verificare l’evoluzione degli investimenti, una sorta di   organismo di controllo per il rispetto di regole e della legalità: “abbiamo paura che molti di questi investimenti saranno solo un modo per fare nuove clientele e per perdere in corso d’opera fondi che magari partiranno bene ma poi si perderanno nel nulla” –ha detto Nardi. Parole certo più caute rispetto al tono,  per certi versi, anche trionfalistico usato alcuni giorni fa dallo stesso sindacato, ma di categoria di Catania e Siracusa, che insieme a Cisl e Uil in comunicato congiunto avevano espresso chiaro sostegno all’Autorità portuale e al project financing, senza alcuna preoccupazione dichiarata, invece, ieri da Nardi.

Alla conferenza stampa era presente anche Carmelo Rapisarda, responsabile Cgil del settore Industria che ha preannunciato che “nel 2024 la Cgil sarà ancora protagonista nelle piazze, nei posti di lavoro, nei comuni perché si deve continuare una battaglia che deve mettere al riparo tutte le persone che rappresentiamo, lavoratori o semplici cittadini. Al governo proclamano difensori dei più deboli ma ogni manovra o decreto  che esce fuori depotenzia ancora di più la sopravvivenza dei più deboli”.

 

 

 

 

 

 


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