Un professionista, un uomo colto, perbene, con valori morali e soprattutto innocente. Questo era Enzo Tortora, conduttore televisivo e giornalista -la vicenda giudiziaria, nota a tutti, ha rappresentato una delle pagine più buie della giustizia italiana- e cosi è stato ricordato nei giorni scorsi al salone “Rocco Chinnici” del Comune durante un evento promosso dal Rotary club di Augusta e dalla Fondazione Luigi Einaudi che hanno scelto di invitare la compagna di Tortora Francesca Scopelliti, presidente della “Fondazione per la giustizia Enzo Tortora”.
Più che rievocare solo la storia giudiziaria si è puntato a raccontare l’uomo, la manifestazione è iniziata con le immagini del 20 settembre 1987, data del suo ritorno in tv e di quella frase “Dove eravamo rimasti” pronunciata dal conduttore di Portobello, che fu arrestato nel 1983 perchè accusato di associazione camorristica e spaccio di droga, condannato a dieci anni nel 1985, per poi essere assolto in Corte d’ Appello nel 1986 e l’anno successivo in via definitiva in Cassazione. Il suo ritorno in tv però durò poco visto che l’anno successivo, nel 1988, Tortora, che nel frattempo era stato detenuto per sette mesi in carcere, morì per un tumore.
Galeotta nell’incontro con la giornalista -che diventò la sua compagna un anno prima dell’arresto e che gli è sempre stata accanto, anche negli anni più bui- fu un’intervista con quell’ uomo “dell’Ottocento, che accennava il baciamano e si alzava in piedi”.– Fu uno dei padri della televisione italiana, con la sua popolare trasmissione “Portobello” raggiunse anche 26 e 28 milioni di telespettatori, ma è rimasto sempre umile. “Aveva un grande senso dell’umorismo, era un grande spirito libero e diceva sempre quello che pensava e questo gli causò la cacciata dalla Rai. – ha affermato Scopelliti- Il 18 maggio di quest’anno è stato il 35 esimo della sua morte e non ho problemi a dire che Enzo è morto di malagiustizia. Lui stesso quando fu arrestato disse che gli era scoppiata dentro una bomba, diventata poi un tumore, che se l’è portato via. E credo che morire di malagiustizia in un paese democratico e in uno stato di diritto non sia accettabile”.
Da 35 anni la compagna di Tortora porta avanti con la fondazione un’eredità pesante, la battaglia contro la malagiustizia: “quando Enzo fu arrestato capì che la sua battaglia doveva essere politica, non ha mai sparato contro la magistratura, a cui va il nostro rispetto perchè sono i custodi della legalità, ma – ha proseguito- come lui diceva bisogna distinguere tra i giudici di giustizia che, per fortuna, sono tanti e i giudici di potere. Che saranno pochi, ma quando colpiscono fanno male. E questi bisogna combatterli. L’errore giudiziario non è rimediabile, perché è come uno tsunami nella vita di una persona, lascia relitti, feriti e cicatrici”.
“La vicenda di Tortora è una vicenda incredibile, per me, nonostante io fossi un bambino, è stata la fine di un’epoca. In quell’ inchiesta finirono in carcere 144 persone che erano omonime di camorristi”- ha detto il presidente del Rotary Dario Valmori che da anni pensava a questa iniziativa insieme al segretario del club service, Giuseppe Tringali e componente della Fondazione Luigi Einaudi. “Qui non c’è soltanto una questione di danno personale, c’è qualcosa di più è la democrazia che deve essere tutelata”– ha sottolineato Tringali che ha ricordato anche lo scioglimento nel marzo 2023 del Consiglio comunale di Augusta per presunte infiltrazioni mafiose “che poi erano cosi presunte che nel processo l’unico imputato fu assolto”.
Alla manifestazione, moderata dal giornalista Salvo la Rosa, hanno preso parte anche il sindaco, Giuseppe Di Mare e il presidente della Camera Penale di Siracusa Dina D’Angelo.
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