Ha realizzato yatch di lusso per uomini del mondo dello spettacolo come Antonello Venditti e Vasco Rossi ma anche per personalità di altri campi, Emanuele Fazio, uno degli ultimi maestri d’ascia, scomparso per una malattia giovedì a 86 anni ad Augusta. Qui era tornato 7 anni fa dopo aver fatto la sua fortuna a Imperia e rimarrà “immortale” nelle immagini del docu-film che Italia nostra gli ha dedicato e che era pronto per essere presentato se non fosse arrivato il Covid 19 a bloccare tutto. “Non appena sarà possibile lo presenteremo nella maniera più giusta” dice Filippo Tringali, componente del direttivo dell’associazione che con Fazio aveva stretto un’amicizia particolare, densa di memoria del passato.
Un maestro d’altri tempi, figlio di un pescatore augustano che intuì subito la sua passione per le barche e a soli 10 anni lo portò in uno dei più grossi cantieri di Augusta ma anche della Sicilia. “Quello di don Ciccio Serra dove all’ epoca si realizzavano le barche più grosse barche anche di 50 metri” ricorda Tringali che ha curato la sua biografia per il film. Comincia a lavorare, a 15 anni dona una barca di legno al padre, nel frattempo si diploma al Nautico, e a soli 19 anni viene nominato capo cantiere. Continua a lavorare ad Augusta fino a 29 anni, quando cerca di diventare socio del cantiere, ma non ci riesce e allora cerca avventura in Liguria, dove all’ epoca c’era il boom della nautica. E dove si trasferisce con la moglie, il primogenito e un altro figlio in arrivo. La classica emigrazione al Nord dove Fazio fa la sua fortuna ad Imperia.
“Qui realizza un piccolo cantiere e comincia a lavorare facendosi largo tra i più grossi cantieri storici della Liguria, dandogli anche del filo da torcere – prosegue Tringali -. Nel 1976 vince la fiera Nautica con la barca Lupa e da allora c’è l’exploit. Realizza barche di pregio e lusso per una ricca clientela e personalità dei vari ambienti dall’ingegnere Arona, costruttore di motori marini a livello europeo ad Antonello Venditti e Vasco Rossi a Sandro Ciotti, solo per citarne alcuni”. Ha ristrutturato anche la barca con cui Mussolini usciva in mare portando con sé Claretta Petacci. “Curava tutto nei minimi dettagli, dalla raccolta del legno per il quale andava personalmente in Piemonte a scegliere gli alberi che poi venivano tagliati nella segheria come diceva lui. Poi realizzava il disegno, il modellino che faceva vedere al cliente e poi con i suoi dipendenti faceva l’ossatura e via con la barca”.
Aveva anche la dote e la passione del canto. “A 18 anni cantava al bar Uzzo e al palco della musica – continua Tringali – aveva una bellissima voce tant’è che il tenore Giuseppe Di Stefano, suo amico, registrò con lui un disco. ”
Sette anni fa è tornato alla sue radici e ad Augusta che amava tanto, anche “se è rimasto scioccato da come era ridotta – conclude Tingali che ha ancora in serbo un ultimo progetto -. Un suo parente ci ha donato una barca di legno realizzata da lui 60 anni fa, una nassarola di 7 metri e mezzo. Vorremmo ristrutturala e donarla al Comune di Augusta non appena troveremo uno sponsor che ci sosterrà. Se lo merita, è stato un uomo molto generoso e di grande umanità”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo