In tendenza

Augusta, bancarotta, autoriciclaggio e sequestro di oltre un milione di euro

Nei due decreti del Gip di Siracusa la vicenda giudiziaria che ruota attorno alla Rzs corporation epc, società metalmeccanica che si trova nella zona industriale di Augusta e dei sei indagati

Ci sono anche due Porsche, 130 mila euro per stipendi versati a persone vicine e familiari senza che avessero mai lavorato e più di 84 mila euro per pagare il pernottamento in un hotel a quattro stelle della provincia di Catania, nei due decreti di sequestro preventivo di oltre un milione di euro firmati – il primo a  giugno, il secondo a dicembre scorso – dal gip del Tribunale di Siracusa Salvatore Palmeri su richiesta del pm ed eseguiti – il secondo nei giorni scorsi – dalla Guardia di finanza di Augusta nei confronti di sei persone indagate per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Si tratta dell’amministratore unico della Rzs corporation epc, società metalmeccanica che si trova nella zona industriale di Augusta, della figlia, della compagna, dei figli  e del genero della compagna.

Il gruppo Rzs Corporation nel 2022 aveva dichiarato il proprio interesse per l’acquisto del Calcio Catania. Club poi finito nelle mani dell’imprenditore italo australiano Ross Pelligra.

Secondo le prime indagini dei militari della compagnia di Augusta, coordinati dalla Procura di Siracusa, l’amministratore avrebbe distratto le autovetture aziendali, tre in tutto, e l’ingente somma di 650 mila euro dai conti correnti societari nonostante avesse presentato una richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Siracusa e non avesse più pagato i dipendenti, poco meno di 80. La società, costituita il 5 novembre 2019 inizialmente era amministrata da un Consiglio di amministrazione composto da sei consiglieri, poi cessato: l’indagato ne era poi diventato amministratore a fine 2022, carica mantenuta sino alla data dell’apertura della liquidazione giudiziale. La distrazione dei beni e del denaro, “a suo vantaggio o dei suoi familiari” , secondo la Procura, sarebbe avvenuta quando la società si trovava già in una situazione di conclamato dissesto tant’è che poi, a giugno 2023, è stata dichiarata in liquidazione giudiziale dal tribunale di Siracusa.

Secondo quanto ha riferito l’indagato, sentito dal curatore, cosi come riporta il decreto di sequestro, il dissesto della società sarebbe iniziato a marzo 2022, a causa del mancato pagamento da parte di una società albanese delle fatture emesse per degli acconti sul corrispettivo di circa  5 milioni di euro per delle opere che aveva cominciato a realizzare in esecuzione del contratto di fornitura. La società si è vista costretta, quindi, ad interrompere la produzione ed a mettere i dipendenti in cassa integrazione. Ma l’imprenditore, cosi come riporta ancora il curatore nella sua informativa preliminare, dal 7 agosto 2022 al 27 ottobre 2022 avrebbe incassato 414.550 euro a titolo di compensi maturati dal 2020 al 2022, a fronte di “delibera Vda” del 7/08/2022.

Sulle somme incassate a titolo di compensi per il ruolo di amministratore, dalla lettura degli atti emerge che l’indagato, “quando ha incassato le somme, era pienamente consapevole dello stato di insolvenza della propria società, che egli stesso ha indicato essersi verificato nel marzo del 2022″.

Ad analoghe conclusioni il gip è arrivato con riferimento alla scrittura a credito delle due carte di pagamento utilizzate dall’indagato con saldo attivo pari a 236.268,44 euro e ritrovate: “si tratta di una condotta del tutto atipica, che appare celare la distrazione di tali somme dalla cassa della società”.

Sulle tre autovetture della società non consegnate alla curatela e non rinvenute in sede di ricognizione dei beni l’imprenditore ha dichiarato di averle acquistate dalla Rzs corporation epc srl, come risulterebbe da 3 fatture prodotte, ma le automobili “tuttavia, non erano di proprietà della società, ma locate attraverso un contratto di locazione finanziaria” – annota il giudice secondo il quale “appare evidente la natura distrattiva delle condotte poste in essere dall’indagato in relazione alle autovetture”.

A seguito di ulteriore indagine eseguita dai baschi gialli dopo il primo sequestro preventivo, è emerso, inoltre, come nel giro di pochi giorni, fra il 16 e il 23 agosto 2022, con la società in piena decozione, l’imprenditore avrebbe ricevuto anche l’ulteriore cifra di  170.000 euro con la causale “rimborso spese” o “nota spese” e senza che in contabilità venisse rinvenuto alcun documento giustificativo. “Si tratta, evidentemente – scrive il giudice nel secondo decreto di dicembre scorso – di una condotta distrattiva che mirava a dilapidare il patrimonio della società prima dell’apertura della procedura concorsuale”.

Una parte di questi denari, 100.275 euro, verranno poco dopo reimpiegati a titolo di conferimento del capitale sociale, in favore della Rzs corporation energy, società gemella costituita il 14 settembre 22, “senza alcun interesse se non quello di drenare risorse dalla società decotta” e “impiegando dunque il profitto del delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale in attività economiche ed imprenditoriali, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa”;  altri 2.500 e 20 mila euro sarebbero stati versati a un’altra società di cui lo stesso imprenditore era amministratore di fatto, la “Lvmh luxury estates srl” a titolo di finanziamento soci.

Come amministratore unico della Rzs corporation epc srl, l’indagato avrebbe  distratto anche la somma di 84.301 euro, corrisposta da maggio 2021 fino a ottobre 2022, ad un hotel a quattro stelle di Aci Castello, nel catanese, presso il quale risiedeva stabilmente con la compagna. Altri 130 mila euro sarebbero stati distratti a titolo di retribuzione “per un’attività lavorativa in realtà mai prestata” a persone a lui vicine: 37215 euro a favore della figlia, 34.101 a favore della compagna, 17.069 euro e 23.111 a favore dei due figli della donna e 17.599 per il genero di quest’ultima. Queste somme sono state sequestrate dai rispettivi patrimoni personali degli indagati, che ne hanno beneficiato.

“La piena consapevolezza anche da parte dei beneficiari in ordine alla natura distrattiva di tali pagamenti si ravvisa, oltre che nei rapporti di vicinanza con l’indagato, anche dalla circostanza che la retribuzione in questione gli veniva pagata con costanza e per un lungo periodo di tempo (in alcuni casi per circa 3 anni) senza che il destinatario avesse mai effettuato un minuto di lavoro per la società (come risulta dalle sit degli altri dipendenti in atti)” – scrive ancora il giudice che ricorda che “per procedere al sequestro preventivo occorre accertare la sussistenza del fumus del reato oggetto di indagine, che secondo il consolidato indirizzo della giurisprudenza di legittimità deve essere individuato sulla base degli elementi prospettati della pubblica accusa, non essendo richiesta in questa fase l’apprezzamento dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, né tanto meno è richiesto al giudice della cautela un esaustivo accertamento di merito in ordine alla fondatezza dell’accusa”.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni