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Augusta, Autorità portuale a Catania: “un furto”. La politica siracusana pronta alla mobilitazione generale per sventare questo “scippo”

"Atto assolutamente illegittimo - dice Vinciullo - per cui non solo protesteremo e contesteremo, ma non ci sarà giudice in Italia a cui non chiederemo giustizia a cui non chiederemo il rispetto della legge"

Ieri, è stato firmato da parte del Ministro Delrio un Decreto con il quale la provincia di Siracusa e la città di Augusta vengono scippati dell’Autorità Portuale e, attraverso accordi politici e personali, in contrasto con le norme comunitarie e italiane, fa sì che, unico caso in Italia, Augusta, porto Core, non sarà Autorità Portuale, mentre Catania, unico caso in Italia, pur non essendo porto Core, sarà Autorità Portuale.

Atto “assolutamente illegittimo – dichiara il deputato regionale Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione Bilancio e Programmazione all’Ars – di fronte a un provvedimento così iniquo, così ingiusto e così insopportabile da digerire, sento tutto il disgusto umano e politico che si può provare quando la Legge viene calpestata da chi la dovrebbe fare rispettare, quando la legge viene derisa, quando la legge viene stuprata e violentata da chi, invece, dovrebbe adoperarsi affinché ciò non debba mai accadere. Disgustato, offeso, umiliato e ferito come la mia terra, che dal Governo regionale e dal Governo nazionale ha subito l’ennesimo schiaffo, l’ennesimo torto. Sappia chi oggi plaude a questa evidente operazione di ingiustizia che oggi è il giorno della memoria, è il giorno in cui le vittime hanno avuto la meglio sui carnefici. Non è umiliando la nostra provincia che la vicina provincia di Catania potrà trovare ricchezza, potere economico e splendore“.

Vinciullo invita, quindi, i cittadini tutti a mobilitarsi, a ribellarsi e a opporsi a questo atto di arroganza politica, perché “sia chiaro che non solo protesteremo e contesteremo, ma non ci sarà giudice in Italia a cui non chiederemo giustizia –  ha proseguito Vinciullo – a cui non chiederemo il rispetto della legge, a cui non chiederemo l’applicazione delle norme comunitarie e nazionali, perché sappia il Ministro Delrio che nel nostro Paese non vi è alcuno che possa definirsi “legibus solutus”, cioè al di sopra delle leggi e del diritto. Anche noi come il mugnaio di Berlino, troveremo un giudice che ci darà ragione, che riporterà il diritto leso e che alla fine farà trionfare la giustizia“.

Esprime tutta la sua delusione per la scelta di attribuire a Catania la sede della Autorità portuale del mare di Sicilia orientale ancheì Sofia Amoddio, deputato nazionale Pd: “Ho seguito la vicenda porto di Augusta dal primo momento, interfacciandomi innumerevoli volte con il Ministero e ricevendo sempre risposte tranquillizzanti, ma qualcosa è cambiato negli ultimi giorni in favore di Catania – dice – Le responsabilità sono ben chiare e non possono essere attribuite ai deputati che si sono adoperati per fare in modo che l’autorità portuale venisse destinata ad Augusta”. “La responsabilità di questo scippo ai danni di Augusta è del presidente della Regione Rosario Crocetta che ha forzato la mano e scelto inspiegabilmente Catania. La legge prevede che la sede della Port Authority debba essere individuata nel porto Core, quindi Augusta, ma prevede anche l’intesa vincolante con la Regione. Il presidente Crocetta ha volontariamente ignorato le caratteristiche dello scalo megarese, il suo ruolo di principale porto petrolifero italiano e la sua centralità lungo le rotte del traffico internazionale del Mediterraneo e adesso dovrà renderne conto ai cittadini della provincia di Siracusa. Di fronte al parere vincolante di Crocetta, il Ministero – che si era sempre dimostrato favorevole alla scelta di Augusta – ha dovuto mediare per affidare per i primi due anni l’Autorità portuale a Catania e per i successivi due ad Augusta, evitando così uno stallo che avrebbe danneggiato tutti perché avrebbe mantenuto il commissariamento. Confido che il presidente Crocetta chiarisca pubblicamente quanto prima le ragioni di questa scelta scellerata e spieghi ai cittadini siciliani per quale motivo continui ad avvantaggiare le città metropolitane a discapito delle altre aree della Regione”.

Anche il M5s di Augusta scende in campo con una nota a firma del capogruppo consiliare Mauro Caruso, che ha chiesto la veloce calendarizzazione di un Consiglio comunale sul Porto invitando la deputazione nazionale e regionale al fine di avere chiarimenti sulle azioni che i rappresentanti politici vogliano mettere in atto per tutelare la città e il porto: “è evidente che la politica ha avuto il sopravvento sulla legge che indica Augusta quale porto core, l’asse Crocetta-Bianco-Del Rio ha portato ad una decisione assurda ed incomprensibile, in netto contrasto con le direttive Comunitarie. La deputazione Pd regionale e nazionale siracusana adesso deve dimostrare di rappresentare il proprio territorio e non interessi di partito o elettorali“.

Secondo Giambattista Coltraro, capogruppo all’Ars di Sicilia democratica, il ministro dimentica, o ignora, che è quello di Augusta l’unico porto del versante orientale in grado di realizzare un hub per le merci in Sicilia: “Quella di Augusta è una rada naturale unica e profonda, e se a questo si aggiunge la mole di investimenti previsti fino al 2020 e la circostanza che è l’unico porto cluster, cioè con funzioni di cantieristica, industriali e militari, ne deriva  che abbia tutte le condizioni per far sì che la Sicilia possa ottenere un hub per le merci”. Ma a parte la questione logistica, Coltraro solleva soprattutto una questione di natura economica. “La fusione tra il porto di Catania e quello di Augusta potrebbe determinare che le dotazioni patrimoniali di circa 80 milioni di euro, presenti nella situazione patrimoniale dell’autorità portuale di Augusta, vengano utilizzate per ripianare i debiti contratti da una cattiva politica gestionale esercitata in quella di Catania. L’accorpamento, infatti, comporterà questa destinazione dei fondi, piuttosto che per realizzare nuove infrastrutture che condurrebbero a nuovi posti di lavoro, con evidente danno patrimoniale per la provincia di Siracusa“.

Anche i coordinatori cittadini di Fratelli d’Italia di Augusta, Marco Failla e Enzo Inzolia, partito guidato dall’On. Giorgia Meloni, intervengono a seguito delle recenti novità relative all’Autorità portuale di Augusta: “la sede dell’Autorità di sistema portuale sarà “temporaneamente” a Catania. Insomma, tanto tuonò che addirittura diluviò! Perché si sa che in Italia niente è più definitivo del provvisorio, perché non avrebbe alcun senso né logica spostare nuovamente tra un paio di anni la sede dell’Autorità; esattamente come non ha senso né logica ubicarla (in spregio a tutte le regole, comprese quelle della ragione) al di fuori di Augusta. Le cause sono sotto gli occhi di tutti: l’inerzia, l’incompetenza, gli interessi inconfessabili della classe politica che ha governato e, non se la prenda chi ormai da quasi due anni amministra la città, governa Augusta. La democrazia, tanto decantata e sbandierata a parole, ci dice che abbiamo l’arma del voto; ebbene, tra non molto saremo chiamati alle urne e Fratelli d’Italia si augura che quel giorno gli augustani abbiano buona memoria“.

A dispetto delle rassicurazioni e delle garanzie  che ho e abbiamo ricevuto dal Ministero, dei criteri tecnici ed economici, dei Porti Core il Ministro Del Rio – cedendo alle evidenti pressioni –   ha assunto una decisione che considero una squallida operazione  politica che risponde esclusivamente alla geografia elettorale. Evidentemente  Crocetta ha contato gli abitanti di Catania e non i metri delle banchine del Porto, gli elettori piuttosto che i servizi e le potenzialità degli scali. Purtroppo la scelta della sede e della governance il Ministro è vincolato a concordarla con il Presidente della Regione e questo pastrocchio è il risultato.  Per questa ragione Crocetta non è piu’ il mio Presidente della Regione.

La sede dell’Autorità Portuale di Sistema della Sicilia Orientale non è stata mai una questione di campanile o una guerra provincialistica tra Siracusa e Catania. La scelta è stata sempre legata a criteri rigorosamente tecnici, ai traffici merci, alla classificazione di Porti Core e alle potenzialità di ogni scalo portuale. E i criteri oggettivi portavano e portano – senza se e senza ma –  a individuare Augusta quale sede della nuova Autorità Portuale di Sistema. “La scelta assunta, invece, è un pasticcio che non fa onore a chi lo ha sollecitato e a chi lo ha firmato – l’intervento del parlamentare Pippo Zappulla – Sono pertanto indignato per una decisione  senza senso economico e contro il territorio, contro la piena funzionalità del sistema portuale e marittimo della Sicilia Orientale. Leggo di una soluzione di chiaro aggiramento dei criteri oggettivi attraverso una sorte di  mediazione che vedrebbe i primi due anni a Catania per poi  tornare ad Augusta. Una ipotesi assurda e incomprensibile: se infatti Catania ha le caratteristiche tecniche è giusto che mantenga sempre il ruolo, se li ha invece Augusta – come è evidente a tutta Europa –  non si capiscono questi due anni. Inoltre se di soluzione di mediazione politico-elettorale si tratta, come sono convinto,  mi chiedo con chi Del Rio ha concordato una simile soluzione , ovvero chi ha dato il consenso per il Porto di Augusta!?. Perché, per evitare oltre al danno anche la beffa di una sempre incombente strumentalizzazione politica, è bene conoscere e pubblicamente chi e perché ha espresso il giudizio positivo per questa indegna operazione. Infine a quanti sottolineano ed evidenziano le appartenenze politiche ribadisco che i fatti dimostreranno che non si tratta certo di questioni di partito né di schieramento e, in ogni caso, quando in discussione ci sono gli interessi economici ed occupazionali del mio territorio e considero giuste le battaglie non ho mai avuto e non ho alcun timore a schierarmi anche contro il governo regionale e nazionale. Per queste ragioni,  a difesa e sostegno dello sviluppo economico ed occupazionale dell’intera Sicilia Orientale e per affermare i diritti e la dignità di un territorio  per quanto mi riguarda la battaglia continua ad Augusta, a Palermo, a Roma, a Bruxelles”.

Pronto a supportare ogni iniziativa che il territorio siracusano vorrà intraprendere per protestare contro la scelta di Catania come sede dell’Autorità Portuale di Sistema della Sicilia Orientale“. Il deputato centrista Pippo Sorbello non ha gradito la mossa a sorpresa con cui il ministero delle Infrastrutture, in barba anche alla stessa legge, ha preferito il porto etneo ad Augusta.

Inconcepibile, chiederò oggi stesso informazioni all’assessore regionale Pistorio ed una audizione in IV Commissione Ars. Invito i Consigli comunali di Augusta, Priolo e Melilli a convocare una seduta straordinaria per un documento di ferma protesta da inviare a Roma e Palermo. E’ indiscutibile – prosegue Sorbello – che l’hub megarese sia superiore a Catania: è porto Core, è 5.o come volume merci mentre Catania è 18.o. Preferire la città etnea è una scelta squisitamente politica, frutto di non meglio chiari accordi personali, una forzatura di dati e norme che non fa l’interesse della portualità siciliana“.

Tutta colpa del Partito democratico, invece, per la parlamentare Forzista Stefania Prestigiacomo: “Lo scippo dell’autorità portuale di Augusta si è consumato, come nelle nostre previsioni nella desolante impotenza della classe dirigente della sinistra siracusana – dice – Era evidente sin dal progetto di accorpamento delle Autorità che Augusta stava per essere cancellata dal maggior peso politico di Catania nell’ambito degli equilibri del PD. E’ una scelta offensiva perché ignora l’economia prima che la dignità del territorio. Augusta è l’hub commerciale e industriale più importante della sicilia orientale, il suo declassamento grida vendetta. Ma a vendicare l’onore perduto di Augusta, – e, ancor di più, le conseguenze economiche, anche in termiini di finanziamenti, di questa retrocessione – non possono essere i patetici onorevoli della sinistra siracusana che dovrebbero onestamente ammettere di non contar enulla e andarsi a nascondere invece di sbraitare contro il cielo e sottolineare così la loro irrilevanza. Ed è grottesco anche scaricare le colpe su Crocetta e la sua giunta, di cui Bruno Marziano è sorridente assessore. Sono tutti del Pd, lo scippo di Augusta è opera di tutto il partito, in primo luogo del ministro Del Rio, con il determinante contributo dell’influente sindaco di Catania Enzo Bianco e la sconsolante presenza dell’amico di Renzi Giancarlo Garozzo. Un ulteriore sventura per Augusta è stata in questa vicenda la sindaca grillina che come da copione dei 5 stelle ha rifiutato ogni sostegno anche da parte mia in questa battaglia ed oggi può inserire nel suo curriculum amministrativo questa prima pessima immensa figura a danno della sua città dei suoi concittadini. L’unica via d’uscita sia mandare a casa tutti, andare a nuove elezioni e cancellare questo governo e questa giunta regionale.  Poi un nuovo governo di centrodestra per cancellare questa riorganizzazione scellerata frutto delle intese al ribasso nel Pd e della sconfortante debolezza del democratici siracusani“.

La valorizzazione della centralità e della importanza del Porto di Augusta poteva rappresentare un segnale di “rigenerazione”per una città massacrata dall’industria attraverso ingenti finanziamenti e nuove opportunità secondo Fabio Granata, per cui invece “la totale inconsistenza sia della Presidenza della Regione sia dell’attuale rappresentanza parlamentare siracusana ha determinato una scelta profondamente ingiusta nei confronti di una città che sembra destinata a un triste declino e al disastro ecologico – le sue parole – Viene infatti negata una delle più grandi chance di rigenerazione sociale ed economica ad Augusta, senza alcun rispetto non solo per la importanza del Porto ma sopratutto per il prezzo pagato in termini di vite umane alla industrializzazione della Sicilia. Prezzo che continua ad esser pagato anche per la incredibile decisione di destinare ad Augusta ulteriori residui industriali e veleni come quelli provenienti da Taranto. Si tratta di una scelta amorale, oltrechè ingiusta. Alla quale nessuno ha avuto la capacità di opporsi a iniziare dalla Amministrazione cittadina per finire ai parlamentari Regionali e Nazionali. La politica non può essere solo indignazione a posteriori“.

Anche il Partito Democratico esprime rabbia e indignazione. “Un patrimonio vitale per la nostra economia già in crisi viene scippato da giochi di potere nei Palazzi della politica comunale, regionale e nazionale – affermano il segretario provinciale del Pd Alessio Lo Giudice e Triberio segretario Pd di Augusta -. Attraverso i rappresentanti del PD eletti all’Assemblea Siciliana e in Parlamento, abbiamo già fatto sentire forte la protesta e stiamo agendo con tutti gli strumenti a disposizione. Invece colpisce e preoccupa, ma non stupisce, la condotta sfuggente dell’amministrazione comunale 5 Stelle, con azioni e dichiarazioni di circostanza che puzzano di inciucio per la spartizione delle poltrone. Ancora una volta il sindaco Cettina Di Pietro sta sfacciatamente voltando le spalle alla città che l’ha eletta, con la complicità dei consiglieri del suo Movimento. Anziché coinvolgere il consiglio comunale e le forze sociali della città per fare fronte comune, l’aspirante deputata dei grillini ha preferito usare la visita istituzionale del vicepresidente della Camera, onorevole Luigi Di Maio, per fare una passerella personale, usando il municipio come una dependance della sua residenza privata. È il momento che Augusta dica basta a questa figura senza pudore politico e senso istituzionale, che sta subordinando al proprio carrierismo e ai notabili del movimento gli interessi legittimi dei suoi elettori ad avere un lavoro e un futuro.  I 5 Stelle alla guida del Comune non hanno creato le condizioni per un solo posto di lavoro. Ora la loro amministrazione virtuale è andata oltre il tollerabile accettando una mazzata pesantissima per l’economia e l’occupazione, con un’inerzia sospetta che sfiora l’aperta complicità. Il Partito Democratico fa appello ai lavoratori, ai giovani, ai sindacati, agli artigiani, ai commercianti, agli imprenditori, al mondo della cultura e delle professioni affinché si riapproprino del loro destino, senza far più conto su figure politiche ambigue, come quelle espresse ad Augusta dal Movimento 5 Stelle, che in questi due anni non li hanno mai veramente rappresentati in nessuna sede istituzionale. Occorre una mobilitazione generale delle famiglie e delle coscienze per far sentire forte la nostra protesta. Tutto il PD sarà in strada al fianco degli augustani“.

“Una mera scelta politica, assolutamente inopportuna e dannosa, lo spostamento della sede dell’autorità portuale della Sicilia orientale da Augusta a Catania. Una decisione assunta, unilateralmente, dal ministro Delrio, che punta a valorizzare inutilmente il piccolo porto commerciale di Catania, a discapito dell’importante porto industriale e petrolifero dell’area siracusana, tra i primi nel Mediterraneo meridionale per volumi di traffico e per dimensioni. Catania chiama, Roma risponde ed esegue, il tutto nella più assoluta inconsistenza politica della deputazione siracusana di PD e NCD, a questo punto, salvo dimissioni immediate dai partiti di appartenenza, totalmente asservita alle decisioni dei rispettivi vertici”, lo dichiara Edy Bandiera, coordinatore di Forza Italia per la provincia di Siracusa.

“Non lasceremo che Augusta sia messa da parte con tanta e ingiusta superficialità – prosegue l’esponente azzurro -. Forza Italia, che con i governi Berlusconi garanti’ al nostro porto importanti risorse, si attiverà immediatamente intervenendo ad ogni livello. Non posso non stigmatizzare l’inesperiente condotta della vicenda da parte del sindaco pentastellato di Augusta che, anziché chiamare a raccolta l’intera classe dirigente e politica del territorio, ha perseguito, in solitaria, un’azione debole e silenziosa, che si è rilevata del tutto sterile e inefficace”.

A Edy Bandiera, fa eco anche il rappresentante augustano dei giovani del partito, Andrea Timmonieri, che assicura una forte mobilitazione, anche a livello locale. “Non si tratta di campanilismo – conclude Bandiera – ma di valutazioni oggettive, di scippo di una importantissima realtà economica e occupazionale del territorio e di grave pregiudizio alle opportunità di sviluppo dell’intera provincia. Anche i deputati siracusani di maggioranza abbiano un sussulto d’orgoglio e non si preoccupino di gridare allo scandalo, con comunicati stampa locali, ma si attivino immediatamente a Roma con azioni ‘vere’, se occorre eclatanti, e realmente incisive”.


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